d2 - Lo sviluppo locale che vorrei

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PER CHI VUOLE SAPERNE DI PIU'
Osservazioni e proposte su Distretti industriali e innovazione tecnologica
approvate il 14 maggio 1998, relatore Sergio Bruno
I distretti industriali sono una modalità particolare, tipica ancorché non esclusiva del nostro paese, di organizzare la produzione, e per essi si pongono quindi problemi di riposizionamento strategico e problemi di relazioni con altri soggetti e di complementarietà con altri fattori. Osservava il CNEL che i distretti, nonostante la loro importanza nel nostro paese, non sono stati presi in considerazione dalla normativa nazionale fino alla L.317/91, che ha tentato di individuare i distretti industriali con parametri strettamente statistici. I risultati non sono stati positivi, sia per la negazione di status giuridico a realtà distrettuali ben conosciute e consolidate, sia per aver concesso una formalizzazione de jure ad aggregati locali di piccole imprese che non avevano consistenza di distretto. Ad avviso del Consiglio, le nuove politiche industriali a livello europeo si stanno rivolgendo sempre meno alle singole imprese, a favore invece di un sostegno ai sistemi locali di imprese, indipendentemente dal loro essere o riconoscersi quali distretti, ma non indipendentemente dalla loro capacità di esprimere progettualità in ambiti trascendendo quelli della singola impresa. E d’altra parte, non vi è documento europeo o italiano in materia di competitività e in materia di sviluppo e occupazione che non indichi in modo univoco che la competitività moderna è strettamente associata alla valorizzazione (e prima ancora alla formazione) di personale di ricerca o in ogni caso ad elevato livello di qualificazione. L’Italia appare caratterizzata da un'elevata qualità e inventività della forza lavoro di livello basso-intermedio, ma presenta tuttavia un ritardo vistoso nel livello di formazione, ma soprattutto nella capacità di utilizzazione della risorsa umana di elevata qualificazione.
Il CNEL riteneva opportuno che i distretti venissero identificati tramite un processo che evitasse di ripetere gli errori compiuti con la L.317/91. Di conseguenza i parametri attuali di individuazione devono essere sostituiti con nuovi criteri, rivolti a far emergere le specializzazioni produttive e le relazioni tra imprese della stessa filiera. A parere del CNEL, dovrebbe generalizzarsi il principio che i servizi reali siano venduti, sia pure a prezzi politici in una fase di avvio e/o assicurando trattamenti fiscali agevolativi a favore delle commesse affidate ai soggetti di ricerca a struttura collettiva connessi a progetti innovativi. favorendo al contempo il "protagonismo di domanda" dei distretti, cioè la loro capacità di decidere se sia o meno il caso di investire in specifici programmi di ricerca e a quali strutture affidare i compiti di ricerca e consulenza.Infine, secondo il CNEL occorreva rilanciare, a livello nazionale ma in relazione ad esigenze locali, le funzioni di ricerca e trasferimento tecnologica dell'ENEA e delle strutture del CNR.   
Annali Cnel 1998  pag. 513 (Cont. 906 1998)

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